L’ANGOLO DEL DIRETTORE

l'angolo del direttore P. Livio

Lunedì, 1 Agosto 2022

L’uomo svilisce la sua natura e si degrada ad elemento fugace della materia

Caro amico, ci sono degli animali che vivono nelle grotte o nei cunicoli sotterranei e che si sentono a disagio quando sono costretti ad uscire alla luce del sole.

I loro occhi si sono atrofizzati e non sono più in grado di vedere la bellezza della natura e dei suoi colori. Si sono abituati all’oscurità, nella quale si trovano a loro agio, confinando la loro esistenza in quell’angolo oscuro e soffocante.

Le moltitudini del nostro tempo sono nella stessa condizione.

Come il grande Platone ha ipotizzato, anche nel caso che venisse qualcuno a indicare loro una via di uscita, dalla quale risalire alla luce del sole, preferirebbero restare dove sono, trattenuti dalla pesantezza della carne e dall’atrofia dell’anima.

Questo accade quando l’uomo svilisce la sua natura e si degrada ad elemento fugace  della materia.

In realtà l’uomo non è un animale da cortile, ma un’aquila, chiamata a dominare l’ampiezza dei cieli. Tuttavia, se non si esercita nel volo e si adegua alle comodità dell’allevamento, riduce se stesso alla stregua di un povero pollo.

Tuttavia un’aquila non sarà mai un pollo e, se verrà aiutata a risvegliare gli elementi costitutivi della sua natura, non tarderà a spiccare il volo.

Anche tu, caro amico, potresti trovarti nella medesima situazione.

Imprigionato negli ingranaggi della vita moderna,  sei divenuto un elemento di un sistema chiuso in se stesso, dal quale alla fine verrai stritolato ed espulso come un inutile residuo.

Vostro Padre Livio