L’ANGOLO DEL DIRETTORE

In cammino verso Betlemme

L’uomo che si mette in ginocchio davanti a Dio si colloca nella luce della verità. Si riconosce creatura, che l’Onnipotente ha tratto dal nulla e dal quale dipende. Si colloca così nella giusta situazione esistenziale perché la sua preghiera sia ascoltata. Dio infatti “resiste ai superbi e fa grazia agli umili” ( 1 Pt 5,5). . Ogni volta che ti metti in ginocchio, col corpo ma soprattutto col cuore,  poni la premesse per essere ricolmato di grazie.

La luce che ti ha investito ti ha aperto gli occhi e ti ha mostrato il cumulo dei tuoi peccati. Non avresti mai immaginato di essere caduto così in basso.  “La nuvola della superba” (Caterina da Siena) ti impediva di vedere. Ora l’occhio, reso limpido dall’umiltà, ti fa scorgere anche le colpe più sottili e le malizie più nascoste. Ti rendi conto che la devastazione dell’anima è una sventura più grave delle peggiori malattie del corpo.

Comprendi che cosa significhi  l’enigmatica espressione di “peccato mortale”, che avevi imparato da piccolo al catechismo. Stai facendo l’esperienza di che cosa sia la morte dell’anima perché, nonostante la grazia della conversione che sta operando, ti senti paralizzato e incapace di uscire dalla plaude nella quale annaspi. Hai preso coscienza della gravità della tua situazione, ma non sai come apportarvi un rimedio. Sei come uno che, dopo una caduta rovinosa, vorrebbe rialzarsi e riprendere il cammino, ma sente che le gambe spezzate non rispondono alla sua volontà.

Che fare? Caro amico, fai ciò che hanno fatto innumerevoli anime nei primi passi della loro conversione. Incomincia a pregare. Lancia verso il Cielo il tuo grido di aiuto. Chiama Dio in tuo soccorso. Fallo con le tue parole, quelle che ti uscirebbero spontanee dalla bocca se stessi per annegare e non trovassi un appiglio al quale afferrarti. Grida a squarciagola, senza rispetto umano

Vostro Padre Livio