L’ANGOLO DEL DIRETTORE

“Figli miei, la vita terrena è la via verso l’eternità” (A Mirjana 2 Ottobre, 2019)

La gioia del paradiso diventa preghiera

La condizione esistenziale del paradiso è l’esperienza della gioia che sgorga dalla comunione di amore della Santissima Trinità. Nel cuore di Gesù la moltitudine degli eletti è un cuore solo e un’anima sola davanti al Padre nell’amore. In questa dimensione  va collocata la preghiera. Sarebbe un errore considerare la preghiera una necessità legata al tempo del pellegrinaggio terreno. Indubbiamente in cielo non si prega per se stessi e per le proprie necessità. Il fine della vita è stato raggiunto e nulla e nessuno potrebbe rimetterlo in forse.

Tuttavia sussistono tutte le altre dimensioni della preghiera, che in cielo manifestano una bellezza e una solennità di cui il libro dell’Apocalisse ci dà mirabile testimonianza. La preghiera delle schiere angeliche e dei beati è una melodia divina che sgorga all’unisono da una moltitudine di cuori e che sale al Padre attraverso il cuore del Figlio. La preghiera sulla terra è solo una pallida immagine della liturgia celeste.

La preghiera, in cielo come sulla terra, ha necessariamente una dimensione trinitaria e cristologica. Essa è rivolta al Padre, per mezzo di Gesù Cristo, nella comunione dello Spirito Santo. L’architrave di tale preghiera, come spiega mirabilmente la lettera agli Ebrei, è costituita dal sacerdozio di Gesù Cristo che “resta per sempre”, in quanto “possiede un sacerdozio che non tramonta”. Gesù, in quanto è il Figlio di Dio fatto uomo,  continua in cielo la sua intercessione di sommo ed unico Sacerdote, mediatore fra Dio e gli uomini. A lui si uniscono tutti gli eletti secondo la dimensione sacerdotale propria di ognuno.

Il cielo è dunque un immenso santuario al cui centro vi è Cristo sommo sacerdote e il suo sacrificio perfetto. Da esso sgorga il fiume perenne di grazia che dona alle anime pellegrine sulla terra la salvezza e la vita eterna.

Vostro Padre Livio