L’ANGOLO DEL DIRETTORE

“Non c’è più tempo per esitare ad inginocchiarvi dinanzi a mio Figlio, a riconoscerlo come Dio” (Dal messaggio della Regina della pace a Mirjana di Medjugorje - 2 Settembre 2019)

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Cari amici, il vero problema che il cristianesimo deve affrontare oggi non è tanto la diffusione di una visione atea della vita, quanto quell’apostasia silenziosa che allontana molti cristiani dalla fede in Gesù Cristo  e dall’appartenenza alla Chiesa, che è il suo corpo. Che cosa rimarrebbe del Cristianesimo senza la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e unico Salvatore del genere umano? Solo un cumulo di macerie. A questo riguardo va considerato il contesto in cui il Cristianesimo è nato. Esso è sorto su un terreno fortemente religioso. Chi può dubitare che coloro che hanno decretato la morte di Gesù non credessero in Dio? Anzi, nel loro accecamento, lo hanno ucciso credendo di dare gloria all’Altissimo.  Un ateo come Pilato, voleva liberare Gesù. La folla, aizzata dai capi religiosi, invece gridava il “Crucifige”.

Non bisogna mai dimenticare che Gesù Cristo è stato perseguitato da chi credeva in Dio, perché a loro giudizio “bestemmiava” in quanto, essendo un uomo, si faceva Dio (Giovanni, 10,33). Una religione così importante e diffusa come l’Islam conserva oggi il medesimo giudizio del Sinedrio di Gerusalemme nei confronti della testimonianza di Gesù Cristo. Il Cristianesimo, in ciò che è la sua professione fondamentale di fede, è considerato una bestemmia.

Questa opposizione, diffusa, persistente e ineliminabile, nei confronti di ciò che è l’essenza del Cristianesimo non ci deve meravigliare e tanto meno scoraggiare. Al contrario ci deve aiutare a capire meglio che il vangelo è davvero “scandalo” per chi non ha il dono della fede. Credere che Dio si è fatto uomo ed è morto sulla Croce per la nostra salvezza non è come credere che Dio esiste. Credere che Dio ha parlato per mezzo di Mosé o di Maometto è radicalmente diverso che credere che Gesù è il Verbo eterno del Padre che si è fatto uomo.

Certo, pervenire alla convinzione che Dio esiste è un valore, ma strettamente parlando non c’è bisogno della grazia. Per aderire a una religione che non sia quella cristiana non è necessaria la grazia soprannaturale. Al contrario per credere nel mistero divino di Gesù Cristo è necessaria la grazia. Nessuno perviene alla fede in Gesù se il Padre non lo attira (Giovanni, 6.38). Solo la fede cristiana è opera della grazia. Esige però una decisione coraggiosa, che supera ogni umana ragionevolezza, ma che tuttavia non è contro la ragione e soprattutto non mortifica i desideri profondi del cuore.

Vostro Padre Livio