La Pasqua rossa della Nigeria

La Pasqua rossa della Nigeria

C’è un paese dove un cristiano viene ucciso ogni due ore. Il genocidio dei centomila, condannati anche all’invisibilità
“È tempo che l’occidente salvi i cristiani della Nigeria”, titola lo Spectator di questa settimana. Salvarli? Perché, sono in pericolo? Nessuno sembra essersene accorto, come del prete copto assassinato questa settimana ad Alessandria d’Egitto. Un gruppo per i diritti umani, l’International Society for Civil Liberties and Rule of Law (Intersociety), rivela sempre questa settimana che 6.006 cristiani nigeriani sono stati orribilmente uccisi in appena quindici mesi da gennaio 2021 a marzo 2022 da islamici radicali: pastori Fulani, Boko Haram e altri gruppi terroristici. 6.006 uccisi in quindici mesi e 45.644 in tredici anni. E in un solo paese. “Si stima che altri 18.500 cristiani siano scomparsi senza lasciare tracce. Un totale di 17.500 chiese e oltre duemila scuole cristiane sono state attaccate, dieci milioni di cristiani del nord sono stati sradicati e sei milioni costretti a fuggire dalle loro case per evitare di essere trucidati a morte dai jihadisti”.

Non passa giorno nell’Africa subsahariana, in Mali, in Burkina Faso, in Centrafrica, in Nigeria, senza che i cristiani vengano massacrati. In Nigeria, il paese africano che paga il prezzo più pesante per il jihadismo, immagini terrificanti mostrano cristiani bruciati vivi da assassini assetati di odio. La cristianofobia assassina e genocida è il risultato di decenni di insegnamento dell’odio e del progresso della sharia, anche se molti derubricano le stragi alla voce “scontri fra contadini e pastori” o danno la colpa al cambiamento climatico. Paesi conquistati non solo dal barbaro jihadismo ma anche dall’islamismo di stato ufficialmente importato dai paesi del Golfo. E nell’era di informazione h24 sui cellulari, computer, televisori e social, l’umanitarismo è virale per tutti, tranne che per i cristiani perseguitati, che deve rimanere senza immagini e senza titoli, tra un occidente espiatorio e un islam radicale che li perseguita.

“Ogni due ore un cristiano è ucciso in Nigeria”, dice il rapporto 2022 della World Watch List di Open Doors, dove la Nigeria guida la classifica mondiale dei cristiani uccisi per la loro fede. I musulmani Fulani dieci giorni fa hanno ucciso 50 cristiani e rapito un sacerdote cattolico in attacchi alle comunità cristiane nello stato di Kaduna. “Hanno bruciato case, una chiesa, negozi e ucciso animali”, ha detto un testimone a Morning Star News. “Non hanno permesso che venissero seppelliti nemmeno i cadaveri e sparato alle persone in lutto che sono tornate nei villaggi per celebrare i funerali. Donne e bambini sono tra le vittime”. Poi le stragi di 80 fedeli nei villaggi cristiani documentate da Barnabas Fund.

Onu e media derubricano le stragi a scontri fra contadini e pastori. I vescovi nigeriani non la pensano così: “Vogliono islamizzare il paese”

Il sacerdote cattolico Felix Fidson Zakari è stato rapito. Cosa lo attende? “Siamo stati torturati, ero così scioccato da non riuscire neanche a pregare”, ha raccontato a dicembre padre Bako Francis Awesuh ad Aiuto alla Chiesa che soffre. I bambini cristiani rapiti sono islamizzati, convertiti e gli viene dato un nome arabo.

I jihadisti hanno ucciso tutti i maschi cristiani in due città del Niger, Fantio e Dolbel. I sopravvissuti – donne con bambini piccoli e neonati – sono fuggite nella regione dei Dori, in Burkina Faso. Aiuto alla Chiesa che soffre ha parlato con le donne, che hanno raccontato come i terroristi abbiano attaccato due volte i villaggi, “uccidendo tutti gli uomini”. A Fantio, i jihadisti hanno preso una statua della Madonna, i libri liturgici e li hanno bruciati. Questa persecuzione era precedentemente limitata a paesi come il Niger, dove i musulmani sono netta maggioranza, e la Nigeria, dove la popolazione è divisa equamente tra musulmani e cristiani. Ma si sta ora diffondendo in paesi in cui i cristiani costituiscono la netta maggioranza. Uno di questi paesi è il Congo, oggi terra di attacchi ai cristiani. Johnnie Moore, Commissario per la libertà religiosa internazionale, ha recentemente dichiarato che “migliaia di chiese sono state date alle fiamme, bambini massacrati, pastori decapitati, case e campi incendiati a decine di migliaia, persone prese di mira solo per la loro fede cristiana”. “Anche il genocidio ruandese è stato inizialmente chiamato ‘conflitto contadini-pastori’, e guarda cosa è diventato. Il Ruanda ha le dimensioni di uno stato nigeriano. Il mondo non sarà in grado di far fronte alle conseguenze. E’ in atto un genocidio in Nigeria?”. Questa è la domanda appena posta dalla baronessa Cox, membro della Camera dei Lord britannica e presidente dell’Humanitarian Aid Relief Trust, nell’ultimo rapporto della sua organizzazione: “Mentre l’attenzione del mondo si rivolge all’Ucraina, non dobbiamo dimenticare la sofferenza dei cristiani. Decine di migliaia sono stati uccisi in orribili attacchi terroristici. Milioni sfollati. I bambini non possono andare a scuola. Alcuni osservatori sono arrivati al punto di descrivere l’aumento degli attacchi come una campagna di pulizia etno-religiosa. In molti si pongono la domanda: è in atto un genocidio in Nigeria? Nonostante la portata e la natura della violenza, raramente fa notizia. La crisi resta nascosta ai media mondiali”. Questi cristiani, ha detto Marc Fromager di Aiuto alla Chiesa che soffre in Francia, “pensano di essere stati venduti per trenta barili di petrolio da parte delle autorità politiche dell’occidente”. Douglas Burton, ex funzionario del Dipartimento di stato americano esperto di Nigeria, ci racconta: “Quello contro i cristiani è un genocidio. E’ stato documentato nel libro ‘Silent Slaughter’. Ma il massacro è stato ridotto a una disputa tra pastori e agricoltori, esacerbata dal riscaldamento globale. Questa narrazione è accolta con favore dai governanti musulmani e dai loro alleati. Pulizia etnica, avanti tutta”.

Un rapporto al Parlamento inglese spiega: “E’ in atto un genocidio in Nigeria”. Un rapporto parla di centomila morti in vent’anni

L’International Organization for Peace Building and Social Justice, l’International Committee on Nigeria e l’All-Party Parliamentary Group for International Freedom of Religion or Belief in un rapporto rilevano che 100 mila cristiani sono stati uccisi in Nigeria in vent’anni. Boko Haram, al Qaida, Fulani e altri gruppi estremisti sono responsabili della morte di oltre 96 mila cristiani in 21 mila attacchi separati. 100 mila in vent’anni, se pensiamo che l’International Christian Concern valuta in 50-70 mila il numero di cristiani uccisi soltanto negli ultimi dieci anni (le violenze islamiche iniziarono a Kano nel 2003-2004).

Dieci anni fa Robert Sarah, arcivescovo della Guinea e già presidente della Conferenza episcopale dell’Africa occidentale, ci aveva avvertito: “L’islam ha un solo progetto: fare dell’Africa un continente islamico. C’è effettivamente una volontà e una strategia ben elaborata per islamizzare e persino arabizzare l’Africa. E ci sono i mezzi finanziari e la propaganda mediatica disponibili per la riuscita di questo piano”.

I grandi gruppi terroristici hanno iniziato con i primi studenti mandati nelle scuole islamiche dell’Arabia Saudita

Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti offrono borse di studio ai giovani africani per frequentare le scuole religiose negli stati del Golfo. Secondo un rapporto dell’Africa Center for Strategic Studies, il numero di studenti dell’Africa orientale iscritti alle università islamiche del Golfo è passato da diverse centinaia nel 2010 a diecimila in soli quattro anni.

“L’Africa subsahariana è stata a lungo considerata immune al richiamo della militanza islamista a causa delle sue pratiche religiose non ortodosse – radicate nel sufismo – e delle sue culture tradizionali e oggi l’area è diventata il fronte in più rapida crescita della jihad globale, e forse la più letale”, ha scritto sul Wall Street Journal Yaroslav Trofimov. A guidare questo cambiamento c’è una trasformazione cruciale del modo in cui l’islam viene praticato dai 250 milioni di musulmani che vivono a sud del Sahara, una popolazione che si prevede aumenterà del 60 per cento in trent’anni.

In Niger e in molti paesi vicini, il ritmo di questa forma di islamizzazione è stato “vertiginoso”. Issoufou Yahaya, uno storico del Niger, dice che quando ha studiato all’Università di Niamey alla fine degli anni 80, non c’era una sola moschea nel campus. “Oggi abbiamo più moschee qui che aule”, ha detto Yahaya, che dirige il dipartimento di Storia dell’università. Il proselitismo degli enti di beneficenza sauditi e, in misura minore, del Qatar, hanno inondato l’Africa di denaro. “L’islam ci viene imposto”, ha detto ad Aiuto alla Chiesa che soffre il vescovo del Congo Melchisedech Paluku Sikuli. “Le moschee vengono costruite ovunque”.

Gambia, Senegal e Mauritania sono al 90 per cento islamizzate, ma la quota decresce man mano che si scende, raggiungendo un nove per cento di presenze in Sudafrica. L’obiettivo dell’islamizzazione è espandersi verso sud, fino a costruire un gigantesco continente afromusulmano.

La Izala Society, nata nel nord della Nigeria alla fine degli anni 70, ha guadagnato terreno in diversi paesi vicini. Uno dei principali sceicchi influenzati da Izala era Ja’afar Adam, laureato all’Università islamica di Medina che presiedeva una famosa moschea nella città nigeriana di Kano. Uno dei suoi allievi era Mohammed Yusuf, il predicatore che ha fondato Boko Haram e che ha devastato gran parte della Nigeria, del Camerun, del Ciad e del Niger. La sharia venne introdotta nello stato di Zamfara dopo che la dittatura militare lasciò il potere nel 1999. Nell’arco di tre anni, 12 dei 36 stati della federazione nigeriana seguirono l’esempio adottando la sharia.

In visita in Svizzera dal 12 al 20 marzo su invito di Aiuto alla Chiesa che soffre, il sacerdote nigeriano Obiora Francis Ike ha avvertito l’occidente: “Uscite dalla vostra comfort zone, svegliatevi, vedete il pericolo: in Nigeria i terroristi jihadisti, finanziati dai politici locali e dai paesi del Golfo, vogliono islamizzare il paese. L’occidente non è intenzionato a sostenere i cristiani in Africa!”.

Il vescovo cattolico Kundi: “Qual è il numero accettabile di morti per qualificarsi come genocidio secondo il diritto internazionale?”

Le testimonianze delle ragazze cristiane sono le più terribili. “E’ arrivato un momento in cui avevamo visto così tanti cadaveri che non avevamo più paura di morire”. E’ la frase agghiacciante riferita da una ragazza cristiana di Chibok sopravvissuta al rapimento di massa di Boko Haram. Anche l’arcivescovo anglicano di Jos, Benjamin Argak Kwashi, , ha detto che “questa cosa è sistematica pianificata, calcolata. La loro intenzione è islamizzare la Nigeria”. Julius Yakubu Kundi, vescovo di Kafanchan, ha appena parlato del “desiderio di sterminare i cristiani” a La Croix. “Noi cristiani stiamo gradualmente diventando una specie in via di estinzione condannata allo sterminio”. Chiede il vescovo Kundi: “Qual è il numero accettabile di morti per qualificarsi come genocidio secondo il diritto internazionale? Qual è il criterio utilizzato dalla comunità internazionale per assegnare un valore a una vita?”.

Per i seguaci wokisti della punizione permanente dell’Uomo Bianco chiamato ad autoflagellarsi per espiare colpe passate imprescrittibili, l’occidente colpevole ad vitam aeternam, nella “intersezionalità delle vittime” non basta neanche più essere nero. Non devi essere stato ucciso in quanto cristiano.