Se si scoprissero nuovi contagi e venisse dichiarata una nuova emergenza, per la Repubblica Democratica del Congo si tratterrebbe della dodicesima epidemia, la quinta in quattro anni, dalla scoperta del virus avvenuta nel 1976. Le ultime epidemie nel Paese sono state dichiarate debellate nel 2020. La prima a giugno, dopo esser durata più di due anni e aver causato più di duemila e duecento morti in tutto il Paese (la seconda peggiore epidemia di ebola nella storia); la seconda a ottobre, a causa della quale sono morte cinquantacinque persone e contagiate meno di centotrenta. Quest’ultima, si è limitata a colpire la regione occidentale di Equateur, al confine con il Congo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo la fine di una epidemia come quelle dei mesi precedenti, non è raro la comparsa del virus in casi sporadici. Quindi la morte della donna a Butembo sarebbe da ricollegare ad una di queste casistiche.
Il Paese africano ha visto ridurre i casi totali di ebola grazie a due trattamenti medici approvati nell’ultimo anno e mezzo, che hanno un’efficacia pari al 90%, e a un vaccino sviluppato anche dall’Istituto nazionale per la ricerca biomedica di Kinshasa.
La notizia di una morte causata dall’ebola mette pressione ad un Paese che già affronta una seconda ondata del covid particolarmente forte. Secondo il «Financial Times», i contagi giornalieri sono più di ventimila e i morti quasi settecento, ma secondo il quotidiano inglese «The Guardian», i dati potrebbero essere seriamente sottostimati. Un fenomeno che purtroppo colpisce tutto il continente africano.
L’unica certezza per la Repubblica Democratica del Congo è che per fronteggiare le due emergenze dovrà fare affidamento sul supporto di organizzazioni come l’Oms. L’esperienza maturata nell’affrontare la crisi dell’ebola potrebbe essere utilizzata nella lotta al covid, sostiene il responsabile dell’Oms in Africa, Matshidiso Moeti: le conoscenze logistiche applicate per mantenere il vaccino anti-ebola potrebbero essere usate per mantenere anche i vaccini anti-covid, visto la necessità di mantenerli a basse temperature.